Ho perso il controllo.
Se la mia follia avesse avuto un senso, una sorta di direzione, sarebbe stato diverso, dirottai invece verso quel puntino oscuro dentro di noi, quel non-luogo in fondo a ciò che chiamano anima; moderno Icaro mi avvicinai troppo ad un sole nero e ne rimasi bruciato, moderno Narciso inseguì la mia immagine fino alla fine e mi frantumai con essa.
Se fossi stato un terrorista sarebbe andata diversamente, certo che il sacrificio della vita mi avrebbe fatto guadagnare il mio piccolo pezzo di cielo, invece scelsi la terra brulla e vi caddi.
Sarebbe andata diversamente se la mia freddezza nel compiere quel supremo atto fosse nata dalla cieca fede in un ideale, se pur anch’esso folle e devastante, invece nacque dalla cecità del mondo e dal suo destino, buio in cui gli altri brancolano mentre io vedevo fin troppo chiaramente. Sarei stato il martire di un dio e invece fui il martire dell’io, martire della Ragione estrema che distrugge sé stessa, martire del nulla.
Forse poi avrei riso degli uomini dall’alto della mia posizione e invece ora sono loro a prendersi gioco di me sbattendo la mia preziosa faccia dappertutto, delineando stupidi profili psicologici e cantando in coro: “È lui il pazzo! E ha sacrificato tutta quella gente alla sua pazzia!”.
Ripensandoci però, ciò che sarei stato non sarebbe stato molto diverso da ciò che fui veramente e che sono ancora. In fondo ho fatto tutto questo per me, quindi per tutti, quindi per nessuno.
….e l’aereo si schiantò.
© Rodolfo Veneziani
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