La Scatola Nera

Relitti di parole, rottami sintattici, lettere alla deriva

Categoria: Storie (page 2 of 3)

Neve

Neve - La Scatola Nera blog letterario

Non fu un errore uscire da quella casa in cui bollivano parole e persone, anzi fu la cosa migliore che potesse fare durante quel freddo Natale.

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Soli

"Sole" - La Scatola Nera blog letterario

Aprì gli occhi intorpiditi dal sonno, mangiucchiò un paio di biscotti, bevve un sorso di caffè e uscì dal suo appartamento riconsegnandolo al silenzio.

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Schiuma

Schiuma - La Scatola Nera blog letterario

Lei correva sulla spiaggia, lasciava piccole impronte sulla sabbia che sembravano occhi di cui l’oceano cancellava lo sguardo, e cantava a squarciagola mentre il vento le riempiva la bocca.

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Processione

Processione - Storie - La Scatola Nera blog letterario

Erano in dieci. Ognuno con la propria candela in mano, erano riuniti nell’ingresso della vecchia casa, di fronte al presepe con la piccola culla di legno ancora vuota tra lo sguardo austero di San Giuseppe e il sorriso eterno di Maria.
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Temporale

 

Temporale - La Scatola Nera blog letterario

C’è un silenzio assordante nella stanza imbottita di pensieri. C’è una stanza e basta.

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Il frigo

Il frigo - La Scatola Nera blog letterarioC’erano tutti, Angela, Leonardo, Gabriele e uno a cui non si era trovato il tempo neanche per un nome e che per praticità fu chiamato genericamente Il Tipo. Il Tipo se ne stava tutto silenzioso in un angolo del frigo, tra un petto di pollo tutto-muscoli che si diceva fosse gonfio di steroidi e una malinconica cipolla lasciata lì a marcire. A un tratto la porta del frigo si aprì, un’ondata di luce si sprigionò e una mano minacciosa apparve dall’alto. “Dio dà e Dio prende” stava pensando Il Tipo, e proprio mentre stava finendo di articolare quel pensiero e una goccia di condensa lo stava attraversando come un granello di sabbia in una clessidra, la Mano lo afferrò e un urlo gli si stampò sull’alluminio: “Mi sto consumando!”.

© Rodolfo Veneziani

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Il Tevere

Il Tevere - La Scatola Nera blog letterarioIl Tevere scorreva nella città come il sangue infetto di un malato agonizzante. Giallo come l’epatite, ad ogni dislivello sussultava in rapide convulsioni per poi riprendere il suo fatale corso verso il mare. C’erano i topi che rodevano una lamiera abbandonata sulla riva e sembrava che non vedessero l’ora di gettarsi sul malato per spolparlo fino alle ossa, poi c’erano gli alberi sradicati che galleggiavano come cadaveri gonfi per l’acqua assorbita, il marmo annerito degli argini e dei ponti logoro come le ossa di un vecchio, e infine lo sguardo di quegli angeli di pietra, un po’ pietosi un po’ beffardi. Ma ciò che mi stupiva di più in tutto quell’immenso spettacolo di putrefazione era la foga, la tenacia con cui il moribondo, tentando di resistere alla morte, in realtà vi andava in contro facilitandone il compito.

© Rodolfo Veneziani  – Photo by © Lorina Zeka

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Il formicaio

Il formicaio - La Scatola Nera blog letterarioCamminavo attraverso le strette vie di quel formicaio che chiamiamo “città”, tra uno stercorario che spinge la sua pesante palla di merda e una mantide che divora la testa del suo amante, tra una mosca incastrata nell’ambra e una zanzara rachitica che succhia il sangue di un porco, e pensavo tra me e me che mentre i dinosauri si sono estinti, gli insetti se la sono cavata benissimo.

© Rodolfo Veneziani

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Rapsodia di un vagabondo

Rapsodia di un vagabondo - La Scatola Nera blog letterarioCamminerò fiero sul sentiero che nasce camminando.

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Il folle volo

Il Folle volo - La Scatola Nera blog letterario

Ho perso il controllo.
Se la mia follia avesse avuto un senso, una sorta di direzione, sarebbe stato diverso, dirottai invece verso quel puntino oscuro dentro di noi, quel non-luogo in fondo a ciò che chiamano anima; moderno Icaro mi avvicinai troppo ad un sole nero e ne rimasi bruciato, moderno Narciso inseguì la mia immagine fino alla fine e mi frantumai con essa.
Se fossi stato un terrorista sarebbe andata diversamente, certo che il sacrificio della vita mi avrebbe fatto guadagnare il mio piccolo pezzo di cielo, invece scelsi la terra brulla e vi caddi.
Sarebbe andata diversamente se la mia freddezza nel compiere quel supremo atto fosse nata dalla cieca fede in un ideale, se pur anch’esso folle e devastante, invece nacque dalla cecità del mondo e dal suo destino, buio in cui gli altri brancolano mentre io vedevo fin troppo chiaramente. Sarei stato il martire di un dio e invece fui il martire dell’io, martire della Ragione estrema che distrugge sé stessa, martire del nulla.
Forse poi avrei riso degli uomini dall’alto della mia posizione e invece ora sono loro a prendersi gioco di me sbattendo la mia preziosa faccia dappertutto, delineando stupidi profili psicologici e cantando in coro: “È lui il pazzo! E ha sacrificato tutta quella gente alla sua pazzia!”.
Ripensandoci però, ciò che sarei stato non sarebbe stato molto diverso da ciò che fui veramente e che sono ancora. In fondo ho fatto tutto questo per me, quindi per tutti, quindi per nessuno.

….e l’aereo si schiantò.

© Rodolfo Veneziani

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L’Evento

"L'Evento" - La Scatola Nera blog letterarioVolti che non si voltano, al massimo qualche sguardo di carta da vecchi manifesti elettorali o da sorridenti cartelloni pubblicitari, voci che non si ascoltano perchè coperte dal trambusto cittadino, odori indistinguibili dal fetore delle strade e dagli scarichi delle auto e poi il fiume, grigio e distante, come una piaga che taglia in due la città e non smette mai di sanguinare (per chi o per cosa non si sa). La giornata scorre per inerzia, sempre uguale, scandita da spot di assorbenti e macchine, da polemiche calcistiche e da scandali politici che di scandaloso hanno solo la loro inesorabile ripetitività. Poi uno sguardo sfuggente ad un televisore in un bar e d’improvviso arriva lui, l’Evento, quello che tutti aspettavano con l’ansia di un padre che aspetta il proprio figlio fuori dal reparto maternità, immortalato in quel piccolo quadrato luminoso come le icone sacre degli ortodossi. L’Evento, sanguinoso ma benefico come le doglie della Madonna mentre partoriva Cristo o come la Passione che lo uccideva, terrorizzante ma eccitante come la prima penetrazione o il primo schizzo di eroina in vena. Evento… ti aspettavamo! terra terra! isola nel nulla… quanto ti abbiamo aspettato! con le tue alture e le tue depressioni, i tuoi prati e i tuoi alberi a cancellare i monotoni orizzonti dell’Oceano. Ora sentiamo anche noi di far parte di quel grande scolo che i nostri avi chiamavano Storia, di quel grande cadavere in decomposizione i cui brandelli ci contendiamo come avvoltoi in un deserto traboccante di immagini. Grazie!

© Rodolfo Veneziani

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Torta

La Macarena suona dalle casse del pc e tra solitari bicchieri di vino sparsi sul tavolo e caotici effluvi di parole nell’aria la torta è lì, nella sua silenziosa desiderabilità. D’istinto decido di prenderne un pezzo e proprio mentre taglio con sacro fervore la povera torta, proprio mentre la lama del coltello affonda impietosa tra la glassa di cioccolato e la marmellata alla fragola del ripieno, una vocina stridula si staglia dallo sfondo con la paradossale inesorabilità di un dio antico e l’inappellabilità della Storia: “Hanno ucciso 60 persone a Parigi!”. Immediato il terrore si impossessa di me e il coltello colpevole mi cade a terra insieme a ciò che un tempo era stato un po’ di torta, lasciando schizzare il ripieno alla fragola ovunque. “Non volevo… non pensavo che tagliare quel pezzo di torta… perdonatemi! perdonatemi tutti!“.

© Rodolfo Veneziani

Torta - La Scatola Nera blog letterario

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